Corsa alle stelle

29 Gennaio 2021
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«Sa Sartiglia» è una secolare e spettacolare tradizione di Oristano, in scena nella domenica e nel martedì di carnevale, quando cavalieri mascherati e in abiti tradizionali si lanciano al galoppo, con la spada tesa, per tentare di infilzare un anello a forma di stella.
È stata proprio la Sartiglia ad avvicinare al mondo dei cavalli l’oristanese purosangue Marco Ghiani, che, ancora giovanissimo, dal 2011 al 2015, si è fatto onore partecipando alla competizione riservata ai ragazzi: «Sa Sartigliedda». Diventato capo corsa nel 2015, ha saputo conquistarsi l’ammirazione di Dario Vargiu, che si era complimentato con lui per il coraggio nel risalire in sella dopo una caduta. Questo autorevole apprezzamento ha spinto subito Marco a seguire le orme del famoso fantino ma per farlo era necessario trovare un corso per allievi, non disponibile in quel momento a Pisa. È così che, nel dicembre del 2015, si è trasferito in Inghilterra, iscrivendosi alla British Racing School.
Dopo aver lavorato per Luca Cumani, è approdato da Stuart Williams e, grazie a tanto talento e ad altrettanta determinazione, si è messo in luce, conquistando addirittura, a metà gennaio, la testa della classifica dei jockey inglesi, graduatoria di cui continua a rimanere in scia dei primi, con 10 vittorie e altri 6 piazzamenti, nelle 25 gare finora disputate.
L’allievo fantino, che compirà 22 anni il 7 febbraio, ha come modelli, oltre a Vargiu, pure Andrea Atzeni e Umberto Rispoli, ed è orgoglioso del suo stile: usa poco la frusta e molto le braccia per spingere i cavalli al traguardo. Lo confida a Filippo Brusa nell’ottantaduesima puntata di Mondo Galoppo, sfoderano il suo sorriso solare e facendo capire come la sua «corsa alle stelle» sia solo all’inizio.

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Filippo Brusa, giornalista professionista, autore e conduttore televisivo, promuove iniziative editoriali legate all’ambito culturale, sportivo ed enogastronomico, applica il giornalismo come strumento per comprendere il mondo e lotta contro ogni censura, contro l’ipocrisia del politically correct, contro il mostro soffocante del luogo comune e contro la sopraffazione del «pensiero unico».

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