È tempo di cambiar pelle. Graficamente ma non solo. Il sito, fino a questo punto, fortemente sbilanciato verso le mie trasmissioni, si sta per aprire a nuovi contenuti. La missione resta sempre quella: cercare di comprendere il mondo attraverso il giornalismo, attento alla verità. Contro ogni censura, contro l’ipocrisia del politicamente corretto e contro il mostro soffocante del luogo comune e soprattutto del pensiero unico.
Fino alla fine alla ricerca della verità
L’assunto che inquadra la missione del giornalista è impegnativo perché tira in ballo un tema – quello appunto della verità – di per sé etico e le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
In Grecia, già nel quinto secolo prima di Cristo, era praticata la «parresia» e l’etimologia di questa parola, che deriva da «pas, pantos» – «tutto» – e «rhesis» – «parola, discorso» – fa capire che per andare incontro alla verità è indispensabile la libertà di parola per dire tutto, senza omettere e nascondere nulla.
Un’altra etimologia su cui riflettere attentamente è proprio quella del vocabolo che in greco significa verità: «aletheia». L’alfa privativa precede la radice «lath» del verbo «lanthano»: «sono, sto, rimango nascosto, occulto, ignoto; mi celo, nascondo; sfuggo l’osservazione».
La verità come sottrazione a ciò che è nascosto e dunque scoperta che viene dis-velata grazie al saper pensare, al ragionamento critico e al giudizio.
La verità giornalistica è fatto disvelato ma anche verificato attraverso attenti e approfonditi riscontri costruiti su uno sforzo di discernimento e di verifica continuo.
Badare alla verità sostanziale dei fatti con dedizione è un impegno quotidiano da cui il giornalista non può mai sganciarsi. Certo l’occhio umano, per quanto si sforzi, non arriva a catturare tutto il reale che si apre davanti alla sua superficie. La percezione di un evento è condizionata da una serie di fattori esterni di vario genere e non solo di carattere culturale e psicologico. Ne risulta che anche lo sguardo più onesto e limpido sulla realtà sia comunque parziale.
L’occhio può però davvero inseguire la verità attraverso un altro mito che sembra irraggiungibile: l’obiettività. La si coglie – anzi strappa – diventando sordi alle voci – spesso gridate – che stanno intorno, e facendosi guidare dalla continua tensione per recuperare imparzialità e completezza, indispensabili per avvicinarsi il più possibile alla verità della notizia. Verifica e ragionamento critico sono indispensabili soprattutto nella rapida epoca digitale in cui troppo spesso le bufale vengono prese per notizie vere.
Questo spazio è il sito di un giornalista professionista innamorato della sua professione – anzi mestiere – e convinto che il giornalismo sia una delle principali pratiche per comprendere il mondo.
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