Fede nei cavalli

18 Settembre 2020
2 minuti di lettura

Luciano Vitabile è sempre stato animato da una grande fede, non solo religiosa, ma anche da quella nei cavalli, che lo ha convinto, appena quindicenne, a salutare la famiglia e a percorrere gli oltre mille chilometri, dalla sua Sciacca a Merano, per inseguire il sogno di diventare fantino, incominciando con un concorso da artiere, scoperto, per caso, sulle pagine di un giornale.
Lontano dagli affetti più cari, ha svolto una dura gavetta, senza mai farsi scoraggiare, neppure quando la nostalgia gli pungeva il cuore: «Per me – dice – lasciare la famiglia è stato traumatico: mio fratello Simone (ora gentleman rider) aveva solo tre anni e, quando telefonavo, scoppiava a piangere. Allora dicevo a mia mamma di fare rispondere lui, in mondo che potessi sentire la sua voce almeno per qualche istante».
Oggi Luciano è un affermato allenatore di cavalli e, nella sessantatreesima puntata di Mondo Galoppo, raccontando a Filippo Brusa come ha saputo ritagliarsi un ruolo di spessore nell’ippica, emoziona e arriva al cuore di chi lo ascolta. Se gli infortuni gli hanno segnato non solo la carriera da fantino in ostacoli ma anche la vita, si è sempre rialzato con estrema determinazione e, grazie a tanti sacrifici, è riuscito a raggiungere il peso ideale per tradurre in realtà il sogno di montare nelle corse in piano. Per due anni ha rinunciato a tornare a casa dalla famiglia, pur di continuare ad accompagnare, anche a Natale e a Capodanno, nei lavori del mattino, al passo e al trotto, Falbrav, il campione italiano di Luciano D’Auria.
In una puntata intitolata «Fede nei cavalli» non possono mancare i nomi dei purosangue che stanno più a cuore a Luciano Vitabile, partendo da Vision of Spirit: «Lo avevo preso da zero perché aveva fatto solo una gara, senza piazzarsi. Ci ho lavorato molto e mi ha dato grandi soddisfazioni in pista: con lui, da fantino, ho vinto qualche corsa a San Siro ed è stato il cavallo che mi ha insegnato a fare l’allenatore. Oggi ce l’ho ancora: nel giardino di Sciacca, si gode la vecchiaia tra le arance».
Sono più attuali i nomi dei puledri che hanno consegnato a Vitabile due prestigiose corse di Gruppo 3: You Better Run, a segno nel premio Primi Passi del 2018, e Aurelius in Love, vincitore dell’edizione 2019 del premio Guido Berardelli.
Vitabile, a cui basta uno sguardo per capire fino in fondo tutti i suoi cavalli, chiude la chiacchierata parlando delle prospettive per il futuro: «Quest’anno non ho ancora vinto una gara di Gruppo ma ho fiducia perché i miei purosangue stanno bene. Mi aspetto buone cose da Siculi e fra i puledri so che Capotempesta non mi tradirà».

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Filippo Brusa, giornalista professionista, autore e conduttore televisivo, promuove iniziative editoriali legate all’ambito culturale, sportivo ed enogastronomico, applica il giornalismo come strumento per comprendere il mondo e lotta contro ogni censura, contro l’ipocrisia del politically correct, contro il mostro soffocante del luogo comune e contro la sopraffazione del «pensiero unico».

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